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Giovedì, 14 Dicembre 2023
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Venerdì, 24 Novembre 2023
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Mercoledì, 01 Novembre 2023
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Venerdì, 27 Ottobre 2023
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Lunedì, 02 Ottobre 2023
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Mercoledì, 26 Luglio 2023
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LE ORIGINI

La nascita del karate e la sua evoluzione storica è direttamente collegata con l'analisi politico-commerciale della vita dell'isola di Okinawa. L'isola su cui ha preso forma questa arte marziale è infatti il fulcro delle radici di questa disciplina che inizialmente usufruisce dell'influenza cinese e poi si sviluppa sotto la denominazione giapponese.

L'arte marziale di Okinawa si è sviluppata come un'arte tenuta segreta, che per lungo tempo è stata il privilegio dei nobili prima di diffondersi ad altri strati della società, pur restando appannaggio di un numero ristretto di persone.

Nel secolo XV il Re delle Ryu-kyu, dopo aver elevato al rango di nobili gli antichi capi locali, proibisce di portare armi.
Dopo aver invaso il paese, nel secolo XVII, i signori giapponesi di Satsuma mantennero l'interdizione delle armi istituita dal re dellei Ryu-kyu un secolo e mezzo prima e giunsero a stabilire saldamente il loro dominio sull'isola. Integrato nel regime feudale giapponese, il sistema gerarchico delle Ryu-kyu diventò più rigido. Venne così stabilita una gerarchia interna che si diversificherà ancora in seguito: la classe dei nobili in tre gradi, vassalli e contadini in due gradi per classe.

L'arte del combattimento a mano nuda praticata dalla nobiltà sembra aver avuto più che altro il senso di una manifestazione simbolica del suo rango. Tuttavia, nel corso dei secoli XVII e XVIII, i vassalli si impoverirono e una parte di questi si orientò per sopravvivere verso l'artigianato o il commercio, e infine verso l'agricoltura. Si manifestò quindi, una mobilità sociale tra la classe dei vassalli e quella dei contadini, malgrado la gerarchia complessa e rigida esistente nelle Ryu-kyu, possiamo pensare che con questa mobilità sociale, l'arte dei nobili a poco a poco abbia penetrato gli altri strati sociali; lo testimonierebbe la comparsa di termini come "mano( TE ) dei vassalli", "mano degli artigiani", "mano dei contadini", avendo il termine "mano" (te) il significato di arte o di tecnica.
In giapponese il termine bushi designava colui che apparteneva all'ordine dei guerrieri(samurai). A Okinawa, dove la struttura sociale era diversa, questo termine assunse il significato di adepto di Te, qualunque fosse la propria appartenenza di classe; di qui un certo numero di significati erronei nell'interpretazione dello status sociale degli adepti. Il termine shizoku designa in giapponese l'ordine dei guerrieri. Quando però si dice che maestri di karate come Ghighin Funakoshi, Anco Itosu, S.B. Matsumura ecc... appartenevano allo shizoku, il senso e differente. In effetti a Okinawa, dove non esisteva un equivalente dell'ordine dei guerrieri giapponese, la cultura dell'ordine più alto, la nobiltà, era diversa; e il termine shizoku, introdotto dopo il secolo XVII, designava l'ordine dei vassalli intermedi tra i nobili e i contadini. Poco per volta si formarono nei vari strati sociali delle reti di trasmissione esoterica dell'arte marziale. Questo dipendeva da una parte dal fatto che, da lunga data, quest'arte marziale veniva praticata segretamente nella cerchia ristretta dei nobili, dove era concepita come il segno di un privilegio, e dall'altra dal fatto che la dominazione di Satsuma controllava l'armamento della popolazione.

L'arte cinese del combattimento ha avuto un ruolo d'importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il karate non avrebbe preso questa forma senza il contatto con l'arte cinese del combattimento, anche se fossero esistite già da prima a Okinawa - cosa non certa - tecniche di combattimento sufficientemente elaborate per servire da base alla creazione di un'arte del combattimento. Dai documenti storici disponibili si deduce che l'arte cinese del combattimento è stata introdotta a Okinawa attraverso tre canali complementari

1. Il contributo dei viaggiatori dalla Cina.
2. La trasmissione da parte dei cinesi residenti nell'isola.
3. Alcuni abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina.

   IL CONTRIBUTO DEI VIAGGIATORI DALLA CINA

Dal 1372 al 1866, una delegazione dell'imperatore della Cina venne ventitré volte nell'arcipelago delle Ryukyu, per le cerimonie di consacrazione del Re, e si pensa che questa ambasceria abbia avuto un ruolo importante nella trasmissione dell'arte del combattimento. I contatti dei membri della delegazione con gli abitanti delle Ryukyu non figurano in nessun documento, ma sarebbe inconcepibile che le molte centinaia di persone delle varie delegazioni che si sono succedute abbiano sostato per parecchi mesi senza uscire dal piccolo villaggio di Kume. Il contatto con loro e certo stato un'importante linea d'infiltrazione dell'arte cinese del combattimento, senza arrivare fino a una trasmissione globale della stessa.

 

LA TRASMISSIONE DA PARTE DEI CINESI RESIDENTI A OKINAWA

L'arte del combattimento praticata dai cinesi che abitavano dal 1392 nel villaggio di Kume e stata verosimilmente comunicata sotto il vincolo del segreto ad alcune famiglie nobili che avevano contatti con loro e questo, malgrado la chiusura del villaggio. L'arte marziale praticata segretamente, costituiva uno dei privilegi di questo gruppo di famiglie cinesi che ebbero dal secolo XIV un ruolo importante negli affari del Regno delle Ryukyu. Questa comunità non era isolata dalla sua cultura d'origine; infatti, intratteneva regolari contatti tramite i membri della delegazione dell'imperatore della Cina. Costoro, comunicavano ogni volta sistemi di combattimento sempre più elaborati, quindi creavano ogni volta un'arte del combattimento arricchita di nuove conoscenze. Questa comunicazione si limitava ad alcuni cinesi del villaggio di Kume e forse a qualche nobile del regno delle Ryukyu. 

Altri fatti mostrano che la diffusione verso l'esterno dell'arte del combattimento a partire dal villaggio di Kume fu per lungo tempo minima. E' soltanto a partire dal secolo XIX, alcuni anni prima della "Guerra dell'Oppio" che la chiusura del villaggio di Kume si attenuò, lontana ripercussione degli sconvolgimenti della società cinese. Allora l'arte del combattimento, a lungo nascosta dietro le sue mura, a poco a poco cominciò a filtrare al di fuori sotto il nome di Naha-te, poiché questo villaggio dipendeva dalla città di Naha.

 

 GLI ABITANTI DI OKINAWA CHE FECERO VIAGGIO IN CINA

Dall'inizio del secolo XVII, alcuni abitanti di Okinawa cominciarono a recarsi in Cina per commerciare e vi restavano anche per periodi discreti(due anni solitamente). Questi viaggiatori, un po' avventurieri, riportarono senza dubbio a Okinawa delle tecniche di combattimento a mani nude a loro utili, tuttavia, questi sistemi di combattimento non potevano che essere frammentari, perché in due anni non era possibile imparare in modo approfondito il metodo dell'arte marziale cinese che allora si basava su una concezione elaborata del corpo. L'accumulazione di tecniche frammentarie può costituire una pratica alla quale la ricerca di un'efficacia immediata da una certa logica. Possiamo pensare che le corte sequenze tecniche direttamente rispondenti a una semplice applicazione in combattimento di cui esistono parecchi tipi, siano state trasmesse così e che, gli abitanti di Okinawa, le abbiano trasformate adattandole alla loro morfologia e al loro modo di vita.

Tuttavia, esse formarono piuttosto un sapere tecnico che un'arte metodica. Probabilmente esistevano già canali di trasmissione, negli ambienti cinesi privilegiati e degli okinawesi ricchi ma, senza dubbio non erano sistematici poiché non troviamo traccia di una scuola di Te a Okinawa prima di quella di Sokon Matsumura, all'inizio del secolo XIX. L'arte trasmessa da Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata quindi a partire dall'integrazione di tre elementi:

·                     La conoscenza tecnica che abbiamo appena ricordato.

·                     La pratica dell'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu.

·                     L'arte cinese di combattimento.

Le scuole tradizionali di te risalgono all'insegnamento di Matsumura e dei suoi contemporanei. A partire dal secolo XIX queste scuole prenderanno il nome della località dove risiedono gli adepti:

 

·                     Shuri-te per designare la scuola di Matsumura, che si sviluppa attorno al palazzo.

·                     Tomari-te per designare un'altra scuola che si sviluppa nella città vicina a Shuri.

·                     Naha-te per designare la scuola dei cinesi del villaggio di Kume che faceva parte di Naha.

Il Tomari-te assomiglia molto allo Shuri-te. Le due scuole di Shuri-te e Tomari-te rappresentano un'arte del combattimento prodotta dalla cultura di Okinawa.
Abbiamo visto che il villaggio di Kume ebbe un ruolo importante per cinque secoli e che l'arte del combattimento praticata dai cinesi di questo villaggio fu chiamata Naha-te. E soltanto verso il 1830 che questa arte comincia a diventare più accessibile agli abitanti dei dintorni. La funzione storica di Kume crolla nel 1879 con 1'estensione a Okinawa dell'influenza dello Stato Giapponese moderno. I suoi abitanti rientrano allora in Cina o si integrano alla popolazione di Okinawa. Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento si sostituisce progressivamente una diffusione più aperta.

 

HIGAONNA ED IL NAHA-TE

Kanryo HIGAONNA, nato a Naha nel 1852, parte per la Cina per studiare approfonditamente l'arte del combattimento che aveva cominciato ad apprendere sotto la direzione di un adepto di Kume. Dopo un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna a Okinawa e fonda una scuola che, anch'essa, viene chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica quindi il Naha-te dei cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da K. Higaonna, che ne e parzialmente derivata. Il Naha-te rinnovato da K. Higaonna, è stato ripreso dal suo allievo Chojun Miyagi che, come il suo maestro, andò a studiare in Cina. Egli ha chiamato la sua scuola Goju-ryu. E cosi che la tradizione del Naha-te, erede fedele dell'arte cinese del combattimento, è perpetuata da questa scuola.

Il contributo antico dei cinesi insediati a Kume e il rinnovamento di K. Higaonna si congiunsero; la loro denominazione, unica alla fine del secolo XIX, lo conferma. Entrambi hanno in comune la trasmissione fedele e lo sviluppo dell'arte cinese del combattimento. Di fatto, possiamo oggigiorno trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te (Goju-ryu) e 1'arte del combattimento del sud della Cina.

SHURI-TE E TOMARI-TE

L'origine dell'arte chiamata Naha-te nel secolo XIX e quindi relativamente ben conosciuta; più oscura e la formazione dello Shuri-te e del Tomari-te. Le dominazioni cinese e giapponese hanno avuto ripercussioni ben distinte sulla formazione del karate a Okinawa. Se la dominazione dei cinesi si era stabilita con il consenso della dinastia delle Ryu-kyu per sviluppare la produzione e il commercio dell'isola, la dominazione di Satsuma fu imposta nel 1609 con la forza. La società di Okinawa dovette progressivamente riorganizzarsi per rispondere alle esigenze di Satsuma, e i vassalli, i cui privilegi erano stati progressivamente ridotti, dovettero fondersi negli altri strati sociali per assicurarsi la sopravvivenza. Possiamo dunque pensare che la diffusione dell'arte del combattimento degli antichi vassalli tra commercianti, artigiani, contadini, pescatori sia stata il prodotto della mobilita sociale di Okinawa causata dalla dominazione giapponese. Col tempo, l'arte dei privilegiati comincia a prendere forme diverse, adattandosi agli stili di vita di ciascuna classe sociale.

Tuttavia un adattamento del genere si e prodotto in modo molto discreto, poiché l'arte del combattimento corrispondeva per loro più a un privilegio che a una necessita vitale. Quando un anziano vassallo era divenuto contadino, nel corso delle generazioni la pratica familiare dell'arte diveniva il solo segno del suo antico privilegio e un motivo di fierezza per la sua famiglia. E questa una delle cause del carattere clandestino ed esoterico della pratica e della trasmissione del karate di una volta. Con la dispersione dei vecchi nobili e vassalli nei vari strati sociali il karate si e ramificato. La base delle differenze tra i vari stili e una delle cause della frammentazione del karate antico.

 

 LA PRIMA SCUOLA DI KARATE: SOKON MATSUMURA

La storia del karate nella tradizione di Okinawa assume contorni un po' più definiti a partire da Sokon Matsumura. Di fatto, le ricerche sulla prima scuola di karate, il cui influsso sulla pratica contemporanea sia riconoscibile, riconducono a lui. Egli sarebbe stato il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico. Ciò che chiamiamo Shuri-te risale alla sua arte, e il suo influsso contribuì esplicitamente alla formazione del Tomari-te. E' probabile che Matsumura abbia ricevuto l'insegnamento di Sakugawa ma, secondo la tradizione orale, fu un cinese chiamato Iwa che egli indicò come suo maestro nell'arte cinese del combattimento. Nessun documento precisa le sue relazioni con Sakugawa.

L'importanza storica dell'arte di Matsumura sta nel fatto che vi si può scorgere l'integrazione di tre elementi culturali:

1. La tradizione del te o de, che e l'insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di Okinawa.
2. L'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu.
3. L'arte cinese del combattimento.

Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è tanto più importante se consideriamo che formò molti allievi. Alcuni tra loro sono divenuti anch'essi maestri di quest'arte e hanno diffuso l'arte e le idee del loro maestro, pur contribuendo tutti a farle evolvere. 
Ecco i nomi dei suoi principali allievi:

Anko Asato: 1828-1906
Anko Itosu: 1830-1915
Kentsu Yabu: 1866-1937
Chomo Hanashiro: 1869-1945
Chotoku Kiyan: 1870-1945

Tutti questi allievi hanno contribuito alla stabilizzazione delle forme di karate e alla sua diffusione nell'isola di Okinawa. A. Itosu e i suoi allievi realizzeranno la grande svolta della storia del karate, che darà forma al karate moderno come lo conosciamo ai nostri giorni. Itosu nel 1901 compì la grande svolta per la diffusione del karate introducendo quest'arte nell'educazione scolastica. L'importanza di questo cambiamento è considerevole, perché prima l'insegnamento del karate era una pratica individualizzata, in cui il maestro guidava uno o due allievi alla volta, mentre con l'adozione di questo nuovo sistema divenne anche una formazione di massa o di gruppo. La pedagogia di Itosu si ispira ai metodi di formazione dei soldati che il Giappone stava importando dall'Europa. A scuola un solo insegnante dirigeva numerosi allievi gridando un comando per ogni gesto da eseguire, cosa che non esisteva nell'insegnamento tradizionale del karate. A. Itosu elaboro, a partire dalle sue prime esperienze con gli scolari, dei kata destinati all'insegnamento scolastico. 

E a questo scopo che compose dapprima i tre kata "Naifanchi" a partire dal Naifanchi classico, poi i cinque kata "Pinan". Classifico questi kata secondo una gradazione indicata con il suffisso "dan": Naifanchi shodan, nidan e sandan e Pinan shodan, nidan, sandan, yodan e godan. L'impiego del termine "dan", che significa grado, o livello, per classificare i kata gli era stato suggerito dal suo maestro Sokon Matsumura partendo dal sistema di catalogazione dei kata di spada del Jigen-ryu nel quale si applica il sistema dei "dan" per la classificazione degli esercizi. L'insegnamento del karate nella scuola e stato, ai suoi inizi, assicurato principalmente dai due allievi di Itosu, Yabu e Hanashiro. Ma il loro insegnamento non era sempre una ripresa diretta e sistematica delle idee del maestro. Prima di riuscire a stabilire l'insegnamento del karate in questo nuovo contesto, Itosu e i suoi allievi dovettero apportare numerose rettifiche ai vecchi modi di praticare.

L'entrata del karate nel sistema scolastico segna una svolta che, al di la della tendenza rappresentata da Itosu, riguarda l'insieme del karate di Okinawa. 

Quest'arte si stava formando, e le sue particolarità cominciavano ad affermarsi in una relazione continua con l'arte cinese del combattimento. Con la formalizzazione che accompagna l'introduzione del karate nella scuola pubblica, esso comincia a istituzionalizzarsi e a irrigidirsi. Progressivamente, gli adepti iniziarono a considerare il karate come un'arte classica, conclusa, dove la cosa più importante era rispettare la tradizione e affermare la legittimità della sua filiazione. Contemporaneamente, gli sconvolgimenti intervenuti nelle relazioni , tra il Giappone e la Cina rimisero in questione i canali tradizionali attraverso i quali l'arte cinese del combattimento giungeva a Okinawa. Questo contatto, se si fosse prolungato, avrebbe con tutta probabilità continuato a far evolvere il karate. Le tecniche di karate appaiono frammentarie se vengono considerate come una trasmissione dell'arte cinese del combattimento. Ma, messe in pratica a modo loro dagli abitanti di Okinawa, costituiscono un insieme. Le tecniche, meno numerose che nell'arte d'origine, furono, per questa stessa ragione, praticate più intensamente e rielaborate in modo da permettere di affrontare la molteplicità delle situazioni che potevano presentarsi. A partire dagli anni Venti, il karate sarà presentato come "l'arte di Okinawa" nelle isole principali del Giappone. E' il paradosso del karate, di continuare a evolvere pur dando l'apparenza di un'arte pervenuta alla stabilita di una lunga tradizione com'è, per esempio, la spada giapponese.

Sul piano della trasmissione sono gli anni '30 che costituiscono il punto di diramazione dell'evoluzione del karate tradizionale e l'origine delle diverse forme e dei diversi stili che continueranno ad evolversi fino ai giorni nostri.

 

 Gichin FUNAKOSHI

 

La fotografia di Gichin Funakoshi è appesa alla parete principale di molti dojo europei di karate di differenti scuole.
La sua immagine è spesso associata a quella del karate, e si considera talvolta Gichin Funakoshi come il "creatore del karate moderno" sebbene, storicamente, ciò non sia esatto. 

Si tratta di una confusione tra la modernizzazione del karate, che ha avuto luogo all'inizio del secolo XX, e la sua diffusione. 

Gichin Funakoshi è stato, di fatto, il primo a diffondere il karate nel centro del Giappone e, in seguito, la sua scuola di karate si è ampiamente diffusa nel mondo intero. 

   


La Gioventù del Maestro.
Gichin Funakoshi comincia a praticare il karate verso l'età di 12 anni sotto la direzione di Anko Asato, uno dei più brillanti discepoli di Sokon Matsumura. G. Funakoshi, compagno di classe del figlio maggiore di Anko Asato, va spesso a giocare da lui, ed è a poco a poco attratto dalla sua arte. Divenuto il discepolo appassionato di A. Asato, continuerà per tutta la vita ad approfondire il karate.

G. Funakoshi nasce a Okinawa nel 1868, primo anno dell'era Meiji, periodo in cui il Giappone passa dal feudalesimo all'era moderna. Egli appartiene a una famiglia di funzionari molto legata alla tradizione, malgrado una situazione economica spesso instabile. G. Funakoshi vuole dapprima studiare medicina ma, al momento di presentarsi a scuola, prende conoscenza della seguente regola: "Uno studente di medicina non deve portare la crocchia". 

Nella società antecedente alle riforme, i capelli raccolti a crocchia testimoniavano il rango della famiglia e simboleggiavano materialmente la continuità con gli antenati. L'importanza che riveste in Giappone il culto degli antenati è particolarmente accentuata ad Okinawa, e G. Funakoshi, non potendo accettare una simile offesa, preferisce rinunciare alla medicina. Conserva la crocchia fino all'età di vent'anni, e, quando decide di tagliarsi i capelli, ciò provoca un conflitto familiare. Per tutta la vita resterà profondamente legato alla tradizione; così, molto più tardi, quando sua moglie, nel corso degli anni Venti, potrebbe raggiungerlo a Tokyo, dove egli si è stabilito, non potrà farlo, poiché in tal caso nessuno rimarrebbe a occuparsi della tomba degli avi. A 21 anni, G. Funakoshi diventa insegnante a tempo determinato in una scuola elementare della città di Naha, e continuerà a mantenere 1'incarico di educatore a Okinawa per oltre trent'anni. In seguito parte per Tokyo per presentare e diffondere nel centro del Giappone l'arte della sua isola natale. Quando fonda la sua scuola di karate, l'esperienza di educatore emerge nel suo rapporto con gli allievi, i quali lo rispetteranno tanto più in quanto, insieme al karate, egli insegna uno stile di vita.

I Maestri di Funakoshi.
A partire dall'età di 12 anni, G. Funakoshi studia il karate sotto la direzione di A. Asato. L'allenamento in quel periodo si svolgeva di notte, all'aperto, spesso in un giardino. G. Funakoshi scrive: "In quell'epoca mi sono allenato a un solo kata per molti mesi, e perfino per molti anni. Dovevo continuare, senza sapere per quanto tempo, fino a che il mio maestro dicesse "si". E il maestro non diceva mai "si". Per questo la durezza dell'allenamento è difficile da descrivere. Il Maestro Asato non mi toglieva mai gli occhi di dosso per tutto il tempo degli allenamenti nel suo giardino. Egli rimaneva nella veranda, seduto ben diritto sui talloni, senza cuscino. Era tuttavia già molto anziano... Quando terminavo un kata, mi diceva solo "bene", "si", o "ancora", senza mai un complimento. Dovevo solo continuare a ripetere senza fine la stessa cosa, inzuppato di sudore. A fianco del maestro seduto era sempre appoggiata una lampada a petrolio il cui chiarore pareva affievolirsi, e talvolta mi accadeva di non percepirla più a causa della fatica. L'allenamento proseguiva fino all'alba". Asato ha una grande reputazione come maestro dell'arte del te o to de.

G. Funakoshi è tuttavia il solo suo discepolo che si conosca. Questo è nella logica dell'esoterismo della trasmissione del karate prima del secolo XX. E' all'inizio della sua carriera nell'insegnamento scolastico che G. Funakoshi fa la conoscenza di Anko Itosu, amico intimo di A. Asato e come lui discepolo di S. Matsumura. A. Itosu è anch'egli conosciuto come un grande maestro, ma a differenza di Asato, si interessa ai problemi dell'educazione nel sistema scolastico allora in via d'elaborazione. Seguendo il consiglio di A. Asato, G. Funakoshi sarà d'ora in avanti il discepolo di questi due maestri. Hanno entrambi lo stesso nome, all'incirca la stessa età, sono stati formati dallo stesso maestro, ma ciascuno ha la propria concezione del karate. Le loro idee differiscono tanto quanto le loro morfologie. A. Asato era di grande taglia, largo di spalle, con occhi penetranti. "Era come un antico guerriero", scrive G. Funakoshi. A. Itosu non era alto, e il suo corpo era "come una botte". Secondo l'insegnamento di Asato: "Bisogna considerare le mani e i piedi dell'avversario come una spada", non bisogna dunque lasciarsi mai toccare.

Secondo Itosu: "Se l'attacco dell'avversario non è efficace, si può ignorarne volontariamente l'effetto lasciandosi toccare", quindi "anche rafforzare il corpo contro i colpi è importante". Occorre sottolineare che, nell'antico stile di insegnamento del karate, non soltanto le tecniche, ma la concezione del combattimento potevano variare seguendo la morfologia e la personalità, e la trasmissione era estremamente personale e limitata. L'antico stile di trasmissione era esoterico, ma aveva al tempo stesso una grande flessibilità, che corrispondeva alla personalizzazione dell'arte. G. Funakoshi continua a proseguire la pratica del karate sotto la direzione di questi due maestri, parallelamente al proprio lavoro a scuola. Scorgendolo talvolta rincasare all'alba, i vicini credono che rientri dopo aver passato tutta la notte in un quartiere di piacere, ed egli non li disillude; anche questo mostra 1'aspetto di segretezza della pratica del karate.

L'insegnamento del Karate a Tokyo.
Nel 1921, il Principe imperiale, in viaggio verso l'Europa, si ferma a Okinawa. E' un avvenimento eccezionale. In questa occasione G. Funakoshi è incaricato di dirigere una dimostrazione di karate fatta dagli scolari. Nel 1922, un anno dopo questo avvenimento, è organizzata a Kyoto un'Esposizione nazionale di educazione fisica, e G. Funakoshi vi è mandato per presentare il karate di Okinawa. Egli pensa di ritornare a Okinawa dopo queste dimostrazioni.

Ma J. Kano, fondatore del judo, che ricopre importanti funzioni al ministero dell'Educazione, lo invita a tenere una presentazione del karate nel suo dojo Kodokan, a Tokyo. Accettando la sua richiesta, G. Funakoshi aveva pensato di prolungare il suo soggiorno a Hondo di qualche giorno soltanto. Ma, in seguito agli incoraggiamenti ricevuti da J. Kano dopo questa dimostrazione, decide di restare a Tokyo per diffondervi 1'arte del suo paese.

All'età di 53 anni, G. Funakoshi abbandona quindi le sue funzioni di insegnante e, lasciando moglie e figli a Okinawa, comincia a vivere da solo a Tokyo, per far conoscere il karate. Si ritrova senza lavoro, ma con la passione di far conoscere 1'arte della sua regione ai giapponesi, che consideravano questa un po' come un'isola straniera. In quest'epoca, la popolazione di Okinawa aspira ad affermare la sua identità culturale e nazionale giapponese; Funakoshi non fa eccezione, e la sua passione per la diffusione del karate è una manifestazione di questa volontà collettiva. La dimostrazione al Kodokan ebbe luogo il 17 maggio 1922. Shinkin Gima, originario di Okinawa e studente all'università, che partecipava a questa dimostrazione, racconta: "Per la dimostrazione, il maestro Funakoshi ha fatto innanzi tutto una presentazione del karate di Okinawa e del percorso di ognuno di noi. Poi ha eseguito il kata Ku-shan-ku; in seguito io ho eseguito Xaifanchi. Dopo la dimostrazione dei kata, abbiamo mostrato un esercizio di combattimento convenzionale...

Dopo la dimostrazione il maestro Kano ha detto: "Signor Funakoshi, penso che il karate sia un'arte marziale onorevole. Se pensa di diffonderla a Hondo, potrei darle un aiuto, qualunque esso sia. Mi dica cosa posso fare per lei". Sono certo che è a seguito di queste parole di incoraggiamento che il maestro Funakoshi ha deciso di rinunciare a ritornare a Okinawa". Non avendo alcuna risorsa, G. Funakoshi lavora come portinaio in un pensionato per studenti originari di Okinawa, chiamato Meisei-juku. E' alloggiato in una camera di "tre tatami" (5 m²). Il suo lavoro principale è la pulizia quotidiana della casa e del giardino, la distribuzione della posta agli studenti e 1'accoglienza dei visitatori. Il suo lavoro corrisponde all'affitto; gli occorre dunque guadagnare di che nutrirsi, per questo ottiene il permesso di utilizzare la sala conferenze per insegnare il karate. All'inizio, ha solo pochissimi allievi: "Avevo talvolta l'impressione di lottare da solo, senza avversario", racconta. Capita frequentemente che visitatori venuti per vedere il maestro di karate prendano Funakoshi per un vecchio impiegato incaricato delle faccende nella pensione.

Tuttavia, in capo a due o tre anni, il numero di allievi comincia ad aumentare. Gruppi di studenti di molte università formano dei club di Karate. Il particolare modo di insegnamento e di trasmissione del karate in Giappone si costituirà a partire dai rapporti gerarchici tra gli studenti. Questi rapporti formano degli ingranaggi dinamici tra studenti ed ex-allievi della stessa università, non soltanto nel campo dello sport o delle arti marziali, ma anche nelle relazioni di lavoro all'interno di una stessa impresa o tra aziende diverse. Di fatto, la dinamica sociale, in Giappone, si basa spesso su questo tipo di relazioni gerarchiche. E le scuole di karate che hanno conosciuto una grande estensione si sono appoggiate su questi canali tipici del Giappone. E' per questo che la diffusione del karate nelle diverse università è stata molto importante.

I Venti precetti della Via del Karate.
Nel 1935, G. Funakoshi scrive la sua opera più importante, intitolata Karate-do kyohan (Testo di insegnamento del karate-do). E' senza dubbio il periodo più felice della sua vita. Già diverse università di Tokyo hanno aderito al suo insegnamento, il numero di allievi aumenta, ogni giorno egli va a insegnare in un'università diversa. La sua situazione materiale migliora. Il primo dojo di karate è costruito nel 1938 dai suoi allievi, che si sono tassati per molti anni a questo scopo e si appoggiano alla rete degli ex-allievi delle loro università. G. Funakoshi chiama questo dojo "Shotokan" (La casa nel fruscio della pineta).

G. Funakoshi scrive" I venti precetti della via del karate" quando il Giappone e già in guerra con la Cina dal 1937 eccoli qui elencati:

1) Non bisogna dimenticare che il karate comincia con il saluto, e termina con il saluto.

2) Nel karate, non si prende l'iniziativa dell'attacco.

3) Il karate è un complemento della giustizia.

4) Conosci dapprima te stesso, poi conosci gli altri.

5 ) Nell'arte, lo spirito importa più della tecnica.

6) L'importante è mantenere il proprio spirito aperto verso l'esterno.

7) La disgrazia proviene dalla pigrizia.

 

 

8) Non pensare che si pratichi karate solamente nel dojo.

9) L'allenamento nel karate si prosegue lungo tutta la vita.

10) Vedi tutti i fenomeni attraverso il karate e troverai la sottigliezza.

11) Il karate è come 1'acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.

12) Non pensare a vincere, ma pensa a non perdere.

13) Cambia secondo il tuo avversario.

14) L'essenziale in combattimento è giocare sul falso e sul vero.

15) Considera gli arti dell'avversario come altrettante spade.

16) Quando un uomo varca la porta di una casa, si può trovare di fronte a un milione di nemici.

17) Mettiti in guardia come un principiante, in seguito potrai stare in modo naturale.

18) Bisogna eseguire correttamente i kata, essi sono differenti dal combattimento.

19) Non dimenticare la variazione della forza, la scioltezza del corpo e il ritmo nelle tecniche.

20) Pensa ed elabora sempre.

Funakoshi dopo la Guerrra Mondiale 
Nel 1941, tre anni dopo la costruzione del dojo Shotokan, scoppia la guerra del Pacifico.

Nel 1945 il dojo Shotokan, sette anni dopo la sua costruzione, è annientato sotto i bombardamenti americani; Yoshitaka si ammala gravemente. La guerra termina, lasciando il Giappone in un disordine desolante. G. Funakoshi, a 77 anni, lascia Tokyo per raggiungere sua moglie che si era rifugiata a Oita (nel sud del Giappone). Essi si ritrovano dopo una lunga separazione e vivono insieme coltivando da soli della verdura e raccogliendo molluschi e alghe in riva al mare. La vita non è certo facile, ma finalmente sono insieme. Due anni più tardi, nel 1947, sua moglie si ammala improvvisamente e muore poco tempo dopo. Prima di morire gli domanda di coricarla in modo che prima la sua testa si trovi in direzione di Tokyo, poi nella direzione di Okinawa. Scrive G. Funakoshi: "Ha pregato l'Imperatore, e ha detto addio ai suoi figli che vivevano a Tokyo, poi ha salutato i suoi antenati che sono sepolti a Okinawa.

Questa fu la fine di mia moglie, che aveva fatto di tutto perché io potessi proseguire nella via del karate". Effettivamente, coricarsi con la testa nella direzione di qualcuno è un segno di rispetto, girare i piedi nella sua direzione è un'offesa. Possiamo vedere in questo atto d'addio della signora Funakoshi, la concretizzazione di un modello culturale di prima della guerra che, anche se non è più messo in pratica, resta in fondo alla coscienza dei Giapponesi contemporanei. In questo stesso 1947, Yoshitaka, il figlio al quale aveva affidato lo Shotokan, muore anch'egli. G. Funakoshi, ha l'impressione di aver perduto tutto con la guerra. Tuttavia gli studenti hanno ripreso l'allenamento all'università, malgrado l'atmosfera di depressione che investe tutto il Giappone dopo la disfatta, e gli allievi anziani sopravvissuti ai campi di battaglia cominciano a ritornare. G. Funakoshi, ha 80 anni, ritorna a Tokyo. I suoi allievi anziani usciti da università diverse cominciano a raggrupparsi per riformare la scuola Shotokan. Nel 1949 si costituisce la Japan Karate Association (J.K.A.) con alla testa Gichin Funakoshi, dell'età di 81 anni. Sembra, per un momento, che l'unita della scuola Shotokan sia stabilita.

Ma, dagli inizi degli anni Cinquanta, le divergenze di opinione sui modi di praticare e di insegnare il karate, e anche sull'organizzazione della scuola, suscitano conflitti. Il numero dei praticanti continua tuttavia ad aumentare di anno in anno.

Gichin Funakoshi muore nel 1957, all'età di 89 anni.

 

...vengo a te con mani vuote.
non porto armi,
ma se sarò costretto a difendere me stesso,
il mio onore o i miei principi,
fosse questione di vita o di morte,
giusta o sbagliata che sia,
allora ecco le mie armi... 
...le mie mani nude.

 

M° Gichin Funakoshi

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